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  • Immagine del redattoreFranca

Cammina nel tuo giardino

Per incontrare la poesia della natura

Noi abitiamo in un giardino: ne siamo consapevoli?

Se ve lo chiedete la risposta è sicuramente negativa, o quanto meno incerta. Ma che cos’è un giardino? Sono i tre metri di terreno intorno alle abitazioni decisi da una legge comunale oppure l’estensione di un ettaro di terra delle ville palladiane dei nobili veneziani?

La nostra mente non concepisce più il valore di un giardino separato da un suo valore economico, ed è il fabbricato a renderne il prestigio.


Esistono dei luoghi che si chiamano parchi, nei quali si paga un biglietto per potervi accedere, un pedaggio per meravigliarsi di quanto l’uomo e la natura insieme possono creare. Quando vi si entra, si percepiscono le dinamiche armoniche di questa relazione. Siamo attraversati dai colori, dai profumi che un albero può creare, magari una sola volta l’anno, sotto la luce di quel preciso sole, in quell’attimo specifico, dona il suo intero ciclo esistenziale. Qui si sviluppa la magia dell’anima del mondo che affiora per essere vista.

E’ questa la poesia della natura.

Camminare nella natura è entrare nel benessere di casa tua.

Impariamo a cogliere la forza della natura coltivata da migliaia di anni dall’uomo, in cui le piante sono vive e ci parlano in modo sottile, i fiori e i frutti diventano l’immagine di una relazione armoniosa.

Coabitare insieme alla natura, lo spazio di convivenza nel quale si supera l’oggetto, l’uso che sconfina con l’abuso, dove l’essere che si offre a noi è l’offerta della bellezza del sacro, nella continuità della vita.

Le culture antiche di tutto il mondo attribuivano una grande attenzione ai boschi sacri, considerati luoghi abitati da divinità, eletti a loro dimora, divenendo esseri viventi che proteggevano e favorivano la fortuna. Certi alberi divenivano oggetti di culto.

Non si poteva in nessun modo alterarlo, neppure inavvertitamente, senza incorrere in gravi castighi, a volte nella morte. Quando, per un motivo o per l’altro, si era obbligati a tagliare degli alberi, bisognava offrire un sacrificio espiatorio alla divinità che ne era proprietaria.


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